Parliamo di università

Il post disperso: oggi parliamo di università.


ATTENZIONE: questo post era un semi sfogo scritto di impulso ed è stato pubblicato molto tempo dopo senza essere editato. Le mie opinioni sono cambiate radicalmente e mi riservo di tornare sull’argomento in un futuro post per rendere giustizia a quello che ritengo essere un percorso formativo valido se fatto in una certa ottica e con certi accorgimenti.


Mi sento in dovere di recuperare il tempo perso, anche se ho un esame domani.
Ironico come io sia qui a scrivere di università mentre dovrei passare il tempo solo a STUDIARE.

Cerchiamo di capire come siamo arrivati a questo punto, raccontandovi di …rullo di tamburime.

La mia storia è come quella di tanti altri.
Un ragazzo abbastanza sveglio, figlio unico cresciuto sentendosi dire “sei intelligente”, ho passato le superiori a studiare oggettivamente poco e a prendere voti definiti buoni dalla maggior parte delle persone, senza sviluppare molti interessi extra scolastici e credendo che quella bolla di quotidianità fosse il mondo.

Dopo il mio bel 93 all’esame di stato, cosa che non ha fatto che accrescere la mia autostima coperta da educata modestia pro forma, sono finalmente giunto all’università.

L’Università! Luogo di infinite conoscenze dove le giovani e brillanti menti possono estendere il loro sapere e aspirare a raggiungere i picchi più alti dell’illuminazione.

O come mi piace chiamarla ora: le superiori 2.0.

Ok, fermi tutti, chiariamo una cosa: IO HO UNA VISIONE COMPLETAMENTE CONDIZIONATA E NON OGGETTIVA SU QUESTO ARGOMENTO.

Detto questo ritorniamo al discorso: perchè chiamo l’università le superiori 2.0?

In realtà è abbastanza semplice, per quanto mi riguarda ci sono troppe lezioni frontali, troppi binari, troppi limiti. La fantasia e la creatività dello studente non viene nè sfruttata nè messa alla prova. Gli studenti vengono trattati come delle semplici macchine, ti si danno da mangiare dei concetti di un set A e tu devi dare in output delle soluzioni con corrispondenza univoca prese da un set B. Devi seguire le regole con cui ti hanno programmato. Non c’è spazio per il miglioramento collettivo, non importa il miglioramento collettivo. E’ un sistema centralizzato, il professore distribuisce la conoscenza e i client la assorbono. Il peer to peer è lasciato ai client e può essere sfruttato solo per cogliere quanto detto dal server, mai per sviluppare qualcosa di alternativo o altrettanto efficiente, non vogliamo che i peer diventino indipendenti dal server centrale fallando così il sistema.

Un caro saluto amici miei.

PS: L’esame l’ho passato alla fine.

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